martedì 5 febbraio 2013

LOCRI: dalla cultura alla spazzatura!

Locri Epizefiri (greco: Λοκροὶ Επιζεφύριοι, Lokroi Epizephyrioi) fu una città della Magna Grecia, fondata sul mar Ionio, nel VII secolo a.C., da greci provenienti dalla Locride.
Locri Epizefiri fu l'ultima delle colonie greche fondate sul territorio dell'attuale Calabria. 
I coloni, giunti all'inizio del VII secolo a.C., si stabilirono inizialmente presso lo Zephyrion Acra (Capo Zefirio), oggi Capo Bruzzano, e solo più tardi si insediarono pochi chilometri a nord della città storica conservando però l'appellativo di Epizephyrioi, che significa appunto "attorno a Zephyrio".


A Locri si possono trovare ancora i resti archeologici di antiche strutture culturali. 

La zona archeologica di contrada Marasà si trova alle spalle del Museo Nazionale di Locri Epizefiri ed è caratterizzata dalla presenza di un grande santuario del quale, ancora oggi, possono essere apprezzate tutte le componenti principali: il temenos (lo spazio sacro recintato e consacrato alla divinità nella quale sorgevano tutte le strutture adibite al culto); gli altari ed il tempio.

Il tempio arcaico, realizzato in blocchi di arenaria, risale alla fine del VII secolo a.C. ed era costituito da una cella allungata con pronao che complessivamente misurava 22 metri in lunghezza ed 8 metri circa in larghezza. Contemporanee ad esso sono altre strutture rinvenute all'interno del temenos tra le quali vanno segnalati due basamenti sui quali, probabilmente, sorgevano gli altari arcaici.
Verso la metà del VI sec. a.C. il tempio venne modificato. Nella prima metà del V sec. a.C. il tempio subì una nuova trasformazione, questa volta più radicale. Il nuovo tempio, le cui dimensioni erano maggiori di quelle del tempio arcaico (45,5 metri per il lato lungo, con 17 colonne, e 19 metri per il lato breve) venne realizzato in stile ionico mediante l'utilizzo di blocchi di calcare di ottima qualità, probabilmente fatti arrivare da Siracusa. Anch'esso era esastilo-periptero e la peristasi circondava una cella con pronao ed opistodomo.


Se penso a Locri nell'antichità, culla della cultura della Magna Grecia, mi viene il vomito a vedere come l'hanno ridotta! Questa porca Italia! Questa politica indegna, tutto ridotto a un cumulo di spazzatura, un cumulo che ci ricoprirà tutti. E sempre più giovani muoiono di tumori, infezioni polmonari, infarti strani... E nessuno dice niente, nessuno si chiede perché?!

Ecco LOCRI oggi, questo pomeriggio!

A Locri km e km di spazzatura, una cosa assurda! La gente non si indigna? Da quanto tempo è così? Un mese, forse due, mi dicono... Ebbene a ma non piace questo schifo! Non pagano le aziende per raccogliere i rifiuti? Venitemi a chiedere i voti, venite pure!

VERGOGNA!



Mi par di vedere la povera Nosside, il povero Zaleuco rivoltarsi nella tomba...
Zaleuco di Locri (Locri Epizefiri – VII secolo a.C.) è considerato il primo legislatore del mondo occidentale.
Nacque a Locri Epizefiri e fu, secondo la leggenda, un pastore di condizione servile. Atena l'avrebbe istruito in sogno e Caronda sarebbe stato suo discepolo. Eusebio di Cesarea lo colloca nel 2º anno della 29ima Olimpiade, fra il 663-662 a.C.
Secondo alcune leggende, fu una norma da lui stesso fatta approvare a privarlo prima di un occhio e successivamente della vita.
Ecco i quattordici frammenti della sua Tavole, tramandateci dagli storici:
  1. A niuno è dato alienare il suo patrimonio, se non gli accadesse qualche sventura, riconosciuta dal pubblico.
  2. Ai Locresi non è dato possedere né schiavi né schiave.
  3. Doversi privare degli occhi gli adulteri.
  4. Vietarsi alle donne indossar vesti dorate e seriche e abbellirsi con ricercatezza se non per prendere marito.
  5. Dover le donne maritate vestir bianche vesti nel camminare pel foro coi domestici, e seguite da una ancella. Le altre nubili potere indossare vesti di vari colori.
  6. Non presentarsi col ferro nell'adunanza del senato.
  7. Condannarsi ad un'ammenda chi, ritornando da lontane regioni, chiedesse novità.
  8. Condannarsi a morte quell'infermo che avesse bevuto vino contro il divieto del medico.
  9. Essere vietato di piangere i morti, anzi banchettare, dopo aver dato sepoltura ai cadaveri.
  10. Vietarsi di intraprendere un giudizio fra due se prima non siasi tentata la riconciliazione.
  11. Impedirsi la vendita dei commestibili, se non dagli stessi produttori.
  12. Condannarsi a morte il ladro.
  13. Cavare un occhio a chi ne cavò uno ad un altro.
  14. Colui che proponesse al senato una riforma o sostituzione di una legge vigente, dovesse tenere un laccio al collo, pronto a strozzarlo se la proposta non venisse approvata.

E Nosside grande poetessa ci perdonerà per questo scempio alla sua città natale???

"Oh straniero se tu navighi verso Metilene dei bei cori / la città che accolse il fiore della grazia di Saffo / dì che alle Muse io fui cara e Locri mi generò / saputo che è Nosside / và".

« ...E di me parlerai, ospite, allora; della Città che Locri mia s'appella, ripeterai di Nosside con quella, tua grazia propria... »
(Nosside)

Nosside (busto in marmo di F. Jerace)
Nosside (Locri Epizefiri, IV secolo a.C. ca. – III secolo a.C. ca.) è stata una poetessa greca antica di età ellenistica.
Figlia della nobile Teofile, visse a Locri Epizefiri sulla costa ionica dell'attuale Calabria. Fu senza dubbio la più grande poetessa della Magna Grecia, inserita nel filone dorico-peloponnesiaco della poesia epigrammatica. Forse fu contemporanea del poeta Rintone, da lei ricordato in un epigramma funebre (A.P. VII, 414).


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