sabato 9 febbraio 2013

Aplificazione


In questa terra (del sud) tutto è amplificato:

il dolore, la gioia, le voci, i colori... 

E il silenzio!

mercoledì 6 febbraio 2013

Gente come l'ovatta

Gente come l'ovatta quella del sud... calda sì, ma piena di contraddizioni.
Proprio questa sera mi chiedevo dove sono e cosa fanno tutte quelle persone che senza lavoro stanno in casa e tu le chiami per un caffè, o una passeggiata, o solo un saluto, ed esse scappano, si rifugiano in quel caldo focolare che è la loro casa.
Tanti i disoccupati della zona, ma stranamente tutti troppo impegnati per un saluto o un sorriso!
Impegnati in FACCENDE IMPORTANTI alle quali io non so dare una raffigurazione e nemmeno un'idea.
Tanto importanti da non riuscire a salutare un'amica e forse nemmeno a pensarla, tanto importanti da non rispondere neppure al telefono.
Questo è veramente curioso:
un giorno ho fatto una prova: ho chiamato sei diversi conoscenti (prima li chiamavo amici) ma nessuno e dico nessuno mi ha risposto, allora ho mandato un sms, ma nemmeno a quello si risponde se non dopo molte, moltissime ore, quando ormai, forse, una risposta non è più necessaria!
Ma non è questo ciò che conta, la vera essenza della mia considerazione sta nel fatto che la gente rimane indifferente, al nord come al sud, indifferente all'amicizia, al calore umano, ma anche solo ad una stretta di mano. Sono forse una becera idealista? Forse sì!
Li guardo e mi fanno pena, però poi li ammiro anche perché riescono a vivere qui, in questa terra maledetta e piena di contraddizioni. Li ammiro ma non troppo.
Mi fermo ad osservare nel corso cittadino e alle feste, nei locali (quei pochi rimasti), le persone. Vedo ragazze imbellettate dalla testa ai piedi, il cui unico scopo pare essere quello di trovare "lo zito" il fidanzato, l'eventuale marito. Colui che dia loro una posizione nuova, lo status di MOGLI!
E mi fanno pena: tutto quel dannarsi, affannarsi per dividere la vita con uomini che le tradiranno e che coscienti poi perdoneranno le loro scappatelle. Di seguito poso gli occhi sui giovani maschi adulti o ragazzi, sempre alla ricerca di una nuova conquista, la donna di una notte, la femmina da possedere, forse solo un'altra X sul loro taccuino.
Sento e vedo questo e invece loro non sentono e non vedono, non si analizzano dall'esterno, restano immobili come l'ovatta, caldi ma isolati, dal mondo e da loro stessi!

E poi penso al mare, questo splendido mare del SUD e scrivo alcuni versi:

che tristezza infinita
e guardo il mare...
questo è un mare infinito di lacrime
lacrime della gente del sud
che non può fare nulla
nulla per cambiare

A cosa serve avere il mare se per guardarlo sei solo, se non hai compagnia umana di persone pensanti per condividere un tramonto? A cosa serve questo mare? Non ve lo meritate, non vi meritate la poesia di un'alba, nemmeno la scia rosa tra le nuvole...

E il cuore è stretto in una morsa di tristezza, una tristezza lucida, consapevole...
... che mi porta a scrivere ancora:
solo vivendo qui si può capire
qui la gente non vive
VEGETA
non respira...
dorme
privi di stimoli
privi di entusiasmi
qualsiasi cosa qui si spegne
mi sento come la fiamma di una candela in preda a un forte vento

martedì 5 febbraio 2013

LOCRI: dalla cultura alla spazzatura!

Locri Epizefiri (greco: Λοκροὶ Επιζεφύριοι, Lokroi Epizephyrioi) fu una città della Magna Grecia, fondata sul mar Ionio, nel VII secolo a.C., da greci provenienti dalla Locride.
Locri Epizefiri fu l'ultima delle colonie greche fondate sul territorio dell'attuale Calabria. 
I coloni, giunti all'inizio del VII secolo a.C., si stabilirono inizialmente presso lo Zephyrion Acra (Capo Zefirio), oggi Capo Bruzzano, e solo più tardi si insediarono pochi chilometri a nord della città storica conservando però l'appellativo di Epizephyrioi, che significa appunto "attorno a Zephyrio".


A Locri si possono trovare ancora i resti archeologici di antiche strutture culturali. 

La zona archeologica di contrada Marasà si trova alle spalle del Museo Nazionale di Locri Epizefiri ed è caratterizzata dalla presenza di un grande santuario del quale, ancora oggi, possono essere apprezzate tutte le componenti principali: il temenos (lo spazio sacro recintato e consacrato alla divinità nella quale sorgevano tutte le strutture adibite al culto); gli altari ed il tempio.

Il tempio arcaico, realizzato in blocchi di arenaria, risale alla fine del VII secolo a.C. ed era costituito da una cella allungata con pronao che complessivamente misurava 22 metri in lunghezza ed 8 metri circa in larghezza. Contemporanee ad esso sono altre strutture rinvenute all'interno del temenos tra le quali vanno segnalati due basamenti sui quali, probabilmente, sorgevano gli altari arcaici.
Verso la metà del VI sec. a.C. il tempio venne modificato. Nella prima metà del V sec. a.C. il tempio subì una nuova trasformazione, questa volta più radicale. Il nuovo tempio, le cui dimensioni erano maggiori di quelle del tempio arcaico (45,5 metri per il lato lungo, con 17 colonne, e 19 metri per il lato breve) venne realizzato in stile ionico mediante l'utilizzo di blocchi di calcare di ottima qualità, probabilmente fatti arrivare da Siracusa. Anch'esso era esastilo-periptero e la peristasi circondava una cella con pronao ed opistodomo.


Se penso a Locri nell'antichità, culla della cultura della Magna Grecia, mi viene il vomito a vedere come l'hanno ridotta! Questa porca Italia! Questa politica indegna, tutto ridotto a un cumulo di spazzatura, un cumulo che ci ricoprirà tutti. E sempre più giovani muoiono di tumori, infezioni polmonari, infarti strani... E nessuno dice niente, nessuno si chiede perché?!

Ecco LOCRI oggi, questo pomeriggio!

A Locri km e km di spazzatura, una cosa assurda! La gente non si indigna? Da quanto tempo è così? Un mese, forse due, mi dicono... Ebbene a ma non piace questo schifo! Non pagano le aziende per raccogliere i rifiuti? Venitemi a chiedere i voti, venite pure!

VERGOGNA!



Mi par di vedere la povera Nosside, il povero Zaleuco rivoltarsi nella tomba...
Zaleuco di Locri (Locri Epizefiri – VII secolo a.C.) è considerato il primo legislatore del mondo occidentale.
Nacque a Locri Epizefiri e fu, secondo la leggenda, un pastore di condizione servile. Atena l'avrebbe istruito in sogno e Caronda sarebbe stato suo discepolo. Eusebio di Cesarea lo colloca nel 2º anno della 29ima Olimpiade, fra il 663-662 a.C.
Secondo alcune leggende, fu una norma da lui stesso fatta approvare a privarlo prima di un occhio e successivamente della vita.
Ecco i quattordici frammenti della sua Tavole, tramandateci dagli storici:
  1. A niuno è dato alienare il suo patrimonio, se non gli accadesse qualche sventura, riconosciuta dal pubblico.
  2. Ai Locresi non è dato possedere né schiavi né schiave.
  3. Doversi privare degli occhi gli adulteri.
  4. Vietarsi alle donne indossar vesti dorate e seriche e abbellirsi con ricercatezza se non per prendere marito.
  5. Dover le donne maritate vestir bianche vesti nel camminare pel foro coi domestici, e seguite da una ancella. Le altre nubili potere indossare vesti di vari colori.
  6. Non presentarsi col ferro nell'adunanza del senato.
  7. Condannarsi ad un'ammenda chi, ritornando da lontane regioni, chiedesse novità.
  8. Condannarsi a morte quell'infermo che avesse bevuto vino contro il divieto del medico.
  9. Essere vietato di piangere i morti, anzi banchettare, dopo aver dato sepoltura ai cadaveri.
  10. Vietarsi di intraprendere un giudizio fra due se prima non siasi tentata la riconciliazione.
  11. Impedirsi la vendita dei commestibili, se non dagli stessi produttori.
  12. Condannarsi a morte il ladro.
  13. Cavare un occhio a chi ne cavò uno ad un altro.
  14. Colui che proponesse al senato una riforma o sostituzione di una legge vigente, dovesse tenere un laccio al collo, pronto a strozzarlo se la proposta non venisse approvata.

E Nosside grande poetessa ci perdonerà per questo scempio alla sua città natale???

"Oh straniero se tu navighi verso Metilene dei bei cori / la città che accolse il fiore della grazia di Saffo / dì che alle Muse io fui cara e Locri mi generò / saputo che è Nosside / và".

« ...E di me parlerai, ospite, allora; della Città che Locri mia s'appella, ripeterai di Nosside con quella, tua grazia propria... »
(Nosside)

Nosside (busto in marmo di F. Jerace)
Nosside (Locri Epizefiri, IV secolo a.C. ca. – III secolo a.C. ca.) è stata una poetessa greca antica di età ellenistica.
Figlia della nobile Teofile, visse a Locri Epizefiri sulla costa ionica dell'attuale Calabria. Fu senza dubbio la più grande poetessa della Magna Grecia, inserita nel filone dorico-peloponnesiaco della poesia epigrammatica. Forse fu contemporanea del poeta Rintone, da lei ricordato in un epigramma funebre (A.P. VII, 414).


lunedì 4 febbraio 2013

Il sorpasso

Non si tratta del film con Vittorio Gassman, bensì di una vicenda accaduta oggi a Siderno (RC) sulla strada statale 106 all'altezza di un impianto semaforico.
Fermi al rosso nelle due corsie, una che permette di avanzare diritto e l'altra che permette di svoltare a destra. Finalmente scatta il verde...

Nella frazione di un secondo mi vedo sorpassare dalla macchina sulla corsia per andare a destra (che ha proseguito dritta) e da una macchina improvvisamente sopraggiunta sulla sinistra contemporaneamente. Mi hanno schiacciata, portandomi a dover fare manovre assurde per rimanere correttamente in corsia.

E non è la prima volta che capitano cose di questo tipo.
Ad un secondo semaforo non si sono assolutamente fermati al rosso...

W il SUD!

W il sorpasso ...

Torno al SUD...

Torno al sud e ritrovo tutto immobile, tutto uguale.
Le persone le cose, le case... No, le case cadono a pezzi invece!
Il mio sud che nell'antichità era florido e fonte di ispirazione per poeti ed artisti, oggi è solo un cumulo di immondizia.
Torno per restare al SUD?
Questo ancora non lo so, ma posso raccontarlo, passo dopo passo. Libera da editori, libera da costrizioni e catene. Lo racconto a modo mio in queste pagine.
Narro la diversità, quella che ho conosciuto vivendo 20 anni al nord, quella che ho conosciuto vivendo all'estero e parlando 4 diverse lingue.
Non ho forse il potere di cambiare le cose, ma ho la forza ancora di raccontarle, di informare su quanto accade. Come le cronache di guerra, perché non si vede palesemente, ma noi siamo un paese eternamente in guerra, una guerra tacita, nascosta, una guerra per la civiltà!

Fiorella Mannoia - Torno al Sud